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Comitât apartitic e aconfessionâl pe identitât dal Friûl
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Non-partisan and non-religious committee for Friulian identity
Comitato apartitico e aconfessionale per l'identità del Friuli
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TENERE IL TRATTINO FRA FRIULI E VENEZIA GIULIA
É URGENTE SEPARARE LA REGIONE SUL TIMAVO
 
Infondata l’idea del superamento della specialità ...


Pubblicato su "Il Quotidiano Fvg" di Martedì 29 Novembre 2011



Negativamente impressionato dalle discutibili e confuse
considerazioni su Friuli e Venezia Giulia pubblicate da Michelangelo Castellarin in data 15.11.2011 alla pag. 6 di questo Giornale, desidero fare brevemente chiarezza. La Città di Trieste risulta geograficamente e storicamente più pertinente all’Istria che al Friuli, il quale ha una storia millenaria, risalente come minimo al 568 e ai Longobardi, e prescinde in toto dalla “Venezia Giulia”, una regione letteralmente inesistente (come i suoi confini), inventata a tavolino nel tardo ‘800 per mere strumentalizzazioni irredentistiche, estesa a fisarmonica dove comoda alla politica! Dov’è finito, nella ricostruzione di Castellarin, lo scomodo concetto di Friuli austriaco, usato fino alla Prima Guerra Mondiale? Perché poi, quando si tratta dei rapporti tra Friuli e “Venezia Giulia”, si insiste sull’unità ma, quando si tratta dei rapporti tra le varie zone del Friuli, si pone l’accento più che altro sulle divisioni? Perché i fautori della cosiddetta “unità regionale” sono poi i primi nemici dell’unità friulana? Divide et impera! Pare proprio che l’evocato tentativo del 2001 di cancellare il trattino tra Friuli e “Venezia Giulia” non sia stato un semplice lapsus chalami, ma piuttosto un subdolo tentativo di attentare all’identità friulana; il trattino, a ogni buon conto, dovrebbe esistere ancora, poiché ancora previsto nello Statuto Speciale, L. Cost. 1/63: lex etiam posterior generalis Non derogat legi etiam priori Speciali. Non meritano repliche le infondate considerazioni sul superamento attuale delle specialità regionali, e non solamente in Sudtirolo. Sono idee pericolose, inaccettabili anche dal punto di vista linguistico. Palese l’enorme fastidio che le Regioni Autonome danno a certa mentalità liberalnazionale, fascistoide o giacobina: imperativo quindi difenderle, quali presidi di pluralismo democratico. Quanto al discorso fatto sul Sen. Avv. Tiziano Tessitori, Padre Costituente e Padre della Regione Autonoma (rischiò la vita in un attentato, per averla istituita), si omette di riferire che il 25 Giugno 1962, sullo Statuto Speciale in discussione, presentò in Senato degli emendamenti, tutti rigettati, volti a garantire maggior equilibrio e reciproca autonomia tra Friuli e Trieste. È stato taciuto un fatto gravissimo, la radice dei problemi di questa Regione duale: i rapporti tra Friuli e “Venezia Giulia” sono stati impostati a tavolino sulla subordinazione del “contado friulano” alla Città di Trieste, in ogni settore. Quel poco che il Friuli ha poi ottenuto, dalla Ricostruzione all’Università, è stato il tormentato frutto di una difficile coesione della base popolare, sistematicamente osteggiata dall’alto: finché Trieste non rinuncerà ai suoi privilegi, cos’altro si può pretendere da un Friuli già largamente in credito sia nei confronti dell’Italia che di Trieste? I fratelli non sono sullo stesso piano …
È urgente una netta separazione sul Timavo: Trento sta al Sudtirolo come Trieste sta al Friuli: quanto staremo ancora qui a discutere, noi friulani, prima di comprendere quello che a Bolzano risultò chiarissimo fin dal 1948?


Avvocato Luca Campanotto







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